I Disability Studies, come area di studio e di ricerca sociologica ed educativa, trae origine dall’attivismo delle persone con disabilità alla fine del secolo scorso inizialmente in Paesi di lingua e cultura anglosassoni (in particolare nel Regno Unito e negli Stati Uniti) e si sono poi diffusi in Europa settentrionale (in particolare nei Paesi scandinavi) e occidentale.
I Disability Studies (DS) e, con essi, l’Inclusione, pur proposti sotto un’unica etichetta, si presentano come un orizzonte di ricerca differenziato che difficilmente può essere ricondotto ad una teoria unificante. Pur in presenza di un’ampia differenziazione, i disability studies condividono, però, una trama comune che comprende un confronto critico col modello medico come fondamento delle concettualizzazione relative al deficit e alle disabilità intese come elemento individuale basato sul legame causale fra menomazione e l’essere disabile; un approccio critico al linguaggio normativo e sociale del deficit; l’esame delle pratiche istituzionali e sociali che causano l’esclusione; il perseguimento dell’emancipazione e dell’autodeterminazione nella prospettiva dei diritti. Certamente, uno degli aspetti maggiormente significativi nei DS è il serrato dibattito fra gli esponenti del modello sociale, fondato sul ruolo causale della struttura sociale nei processi di disabilitazione, e altre prospettive come quelle post-strutturali che indagano i costrutti culturali e politici, comprese le relazioni di potere, per un’interpretazione dei processi di soggettivazione e oggettivazione nei quali si definisce la disabilità; oppure come la prospettiva esperienziale che mette al centro della riflessione la dimensione individuale di chi vive quotidianamente, attraverso il proprio corpo, la propria mente e le proprie emozioni, le pratiche di gestione culturali ed istituzionali della condizione disabile. Come si può osservare, le riflessioni proposte dai DS rappresentano un’area a carattere sociologico ed interdisciplinare molto vasta e articolata che, a livello internazionale, coinvolge diversi settori di studio e di ricerca accademici e non accademici come, ad esempio, i movimenti per la vita indipendente e le associazioni.
Un tentativo di schematizzazione degli orizzonti dello studio delle disabilità è stato intrapreso da David Pfeiffer, editore del «Disability Studies Quarterly», rivista americana di riferimento.
Nel campo dei Disability Studies si possono individuare almeno nove interpretazioni o versioni del paradigma della disabilità:
- la versione socio-costruzionista americana
- la versione inglese del modello sociale
- la «impairment version» (versione del deficit)
- la versione (politica) della minoranza oppressa
- la versione della «vita indipendente»
- la versione post-moderna (post-strutturalista, umanista, esperienziale, esistenziale)
- la versione della continuità
- la versione della diversità umana e
- la versione della discriminazione. […]
In questa prospettiva si propongono interventi della versione inglese del modello sociale quanto ha assunto una forte influenza sui paradigmi e, allo stesso tempo, critiche e resistenze.